Il lupo di Wall Street by Jordan Belfort

autore:Jordan Belfort [Belfort, Jordan]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Autobiografia, Economia
ISBN: 9788858680124
Google: nCCoAgAAQBAJ
editore: BUR
pubblicato: 2007-01-23T23:00:00+00:00

24

Passaggio di consegne

George Campbell, il mio autista privo di lingua, decise di rompere il voto di silenzio che si era imposto dopo aver fermato dolcemente la limousine all’entrata laterale della Stratton Oakmont. Disse: «E ora che cosa succederà, signor Belfort?» e io saltai letteralmente dal sedile.

Bene, bene, bene, pensai subito dopo. Era tempo che il vecchio George crollasse e mi rivolgesse qualche parola. E se da un lato la domanda era piuttosto vaga, in realtà aveva centrato il punto. Infatti, poco più di sette ore dopo, alle quattro del pomeriggio, sarei stato nella sala operativa a fare il discorso d’addio a un esercito di strattoniani estremamente preoccupati che, come lui, si chiedevano tutti che cosa il futuro avesse in serbo per loro, non solo dal punto di vista finanziario.

Non avevo dubbi che nei giorni a venire parecchie domande avrebbero tormentato i miei ragazzi. Domande come: che cosa sarebbe successo ora che era Danny a dirigere la baracca? Avrebbero ancora avuto una scrivania fra sei mesi? E se l’avessero avuta, sarebbero stati trattati equamente? O invece Danny avrebbe favorito i vecchi amici e alcuni broker con cui si calava pastiglie di Quaalude? E quale sarebbe stata la sorte dei broker più amici di Kenny che di Danny? Sarebbero stati puniti per quella amicizia o comunque, se non puniti, trattati come cittadini di seconda classe? Era possibile che la Disneyland dei broker tirasse avanti? Oppure la Stratton si sarebbe lentamente ridotta a una normale società di brokeraggio, né migliore né peggiore di tante altre?

Decisi di non condividere con il mio autista non più muto questi dubbi e mi limitai a dire: «Non hai niente di cui preoccuparti, George. Qualsiasi cosa accada, tu sarai sempre fondamentale. Janet e io prenderemo un ufficio nelle vicinanze e Nadine e io abbiamo bisogno di te per mille cose». Gli rivolsi un largo sorriso e soggiunsi in tono molto allegro: «Pensa, un giorno porterai Nadine e me al matrimonio di Chandler. Te l’immagini?».

George annuì, sorrise mettendo in mostra gli splendidi denti e replicò umilmente: «Il lavoro mi piace molto, signor Belfort. Lei è il miglior capo che ho mai avuto. Anche la signora Belfort. A voi due tutti vogliono bene. È triste vedere che lascia. Non sarà più la stessa cosa. Danny non è come lei. Non tratta bene le persone. La gente se ne andrà».

Ero troppo perplesso per la prima parte della risposta di George per fare caso alla seconda. Aveva detto davvero che gli piaceva il lavoro? E che mi voleva bene? Be’, forse voler bene era un po’ una figura retorica, ma indubbiamente George aveva appena detto che il lavoro gli piaceva e che mi rispettava come capo. Pareva un’ironia, dopo tutto quello a cui l’avevo sottoposto: le prostitute, le droghe, le corse di mezzanotte per Central Park insieme con le spogliarelliste, le sacche sportive piene di denaro che lo mandavo a prendere da Elliot Lavigne...

D’altro canto l’avevo sempre trattato con rispetto, no? Mi ero sempre sforzato di farlo anche nei miei periodi più bui e decadenti.

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